Territorio

Alta Valmarecchia Toscana: Sestino

Se già l’Alpe della Luna e Badia Tedalda sono situate in posizione di confine tra Toscana e Marche, Sestino lo è ancora di più, tanto che il Sasso di Simone, baluardo della Riserva Naturale omonima guarda in faccia il fratello minore situato in territorio già marchigiano.

I primi insediamenti umani a Sestino sono documentati dal ritrovamento di selci, reperti fittili, iscrizioni umbre, etrusche e manufatti di origine classica e la fondazione del Municipium romano di Sestinum.

Fu istituito per necessità di creare un avamposto sul crinale appenninico a controllo delle locali popolazioni umbre e ella viabilità di comunicazione tra la valle del Tevere e la costa adriatica.

Plinio il Vecchio assegna quell’antico Municipium alla VI regione della divisione augustea che era situato nella parte settentrionale rispetto all’attuale abitato.

La storia di Sestino, riferita a una tribù denominata Crustumina o Clustumina, è giunta a noi per i numerosi documenti archeologici ed epigrafici che vanno dall’inizio dell’età imperiale alla fine del IV sec. d.C.

Degni di nota sono le iscrizioni ritrovate e riferentisi a membri della Gens Volusenia, di probabile origine Etrusco-Umbra, ricca e potente famiglia sestinate in auge tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.

Importanti ritrovamenti sono avvenuti nei pressi dell’attuale Pieve di San Pancrazio costruita sulla preesistente Curia augustea romana .

Qui era il forum dell’antica Sestinum, e qui sono stati ritrovati i principali reperti di rilievo tutt’oggi visibili presso l’Antiquarium Nazionale Sestinate (Sestino, AR – tel. 0575.77.26.42 ).

Questi sono la Venere di Sestino(I secolo d.C.) ritrovata nei pressi di un sito che si pensa essere stato un frigidarium .

Dai primi del ‘900 fino al primo decennio di quel secolo si riportarono alla luce varie altre statue, ma la scoperta più importante e consistente fu caratterizzata da: capitelli corinzi, blocchi di pietra e lastroni con decorazioni geometriche scanalate e figure di pesci in rilievo.

Tutto ciò venne a costituire un tempio a base circolare interpretato come paleocristiano .

Studi più recenti e una più corretta ricostruzione portarono a definirlo come una costruzione a carattere funerario databile del I° secolo a.C .

Dell’antico edificio della Pieve romanica di San Pancrazio rimane oggi solo l’abside, il resto ha subito modifiche strutturali per la conservazione nel tempo.

Un cippo romano in marmo e un crocifisso giottesco di scuola Riminese (XIV secolo) sono conservati all’interno dell’edificio religioso.

NATURA

La riserva naturale del Sasso di Simone

Si trova a cavallo tra le valli del Foglia e del Parecchia e caratterizzata dall’integrità di ecosistemi diversificati e dalla presenza di stazioni di specie arboree e floristiche locali.

I calanchi di argille multicolori offrono a chi si avventura per passeggiate ed escursioni squarci di un "orrido lunare".

Le vaste praterie, ottimi pascoli per chianine all’alpeggio in primavera sono variopinte dai colori di innumerevoli tipi di piante e fiori.

Facili sentieri conducono gli amanti della natura e delle escursioni a scoprire balze panoramiche uniche che permettono di spaziare dall’Adriatico all’Amiata, dai colli Euganei fino al Conero.

Il massiccio calcareo del Sasso di Simone è uno scrigno di memorie millenarie.

Già abitato in età neolitica esso fu segnacolo naturale sulle rotte dei pellegrini lungo la via Romea. In quanto baluardo di importanza strategica fu conteso fra Repubblica Fiorentina, duchi di Urbino, Stato della Chiesa e signorotti locali.

I resti della Città fortezza voluta da Cosimo I° alla metà del XVI secolo, sulla sommità del Sasso di Simone, evocano una stagione storica ricca di eventi per gli equilibri politico-militari tra i vari Stati.

L’affiorare oggi di blocchi di pietrame e tracce di muri fra la vegetazione fanno intuire al visitatore la disposizione delle case e delle caserme; vialetti erbosi disegnano ancora la probabile rete viaria delle epoche lontane.

Il Parco Faunistico di Ranco Spinoso

…per "gustare" il territorio

Numerosi sentieri di facile percorribilità offrono all’escursionista spettacolari paesaggi sempre diversi: il bosco, la prateria, i calanchi, i massicci calcarei.

Il gusto di ripercorrere le antiche strade di mercanti e pellegrini costellate di torri e castelli i cui resti sono testimoni di epoche ricche di tensioni e vicende militari.

I percorsi, oltre che a piedi sono consigliati anche a cavallo o in mountain bike.

Il parco faunistico in questione rappresenta una meravigliosa balconata sulle valli marchigiane, ed è consigliato a chi vuol passare una giornata all’aria aperta.

Lontano 4 km da Sestino si estende su una superficie recintata di ca. 50 ha.

Qui si possono osservare da appositi punti di osservazione attrezzati per ogni evenienza (dalla sosta temporanea al barbecue per pranzi nella natura) daini, caprioli, mufloni e cervi.

Per l’ingresso è necessaria la prenotazione . Accoglienti strutture locali possono ospitare i turisti che desiderino trascorrere le proprie vacanze in questo territorio.

L’enogastronomia locale

Una cucina casalinga all’insegna di prodotti tipici può soddisfare i palati più esigenti; in primavera il delicato fungo prugnolo cresce a cerchi nelle rade comprese fra appezzamenti boschivi.

Gli esemplari raccolti in questo territorio, oltre ad essere degustati nei ristoranti locali o nelle case servono ad alimentare le riserve della festa che si tiene ogni anno nel sottostante centro dell’Alta Valtiberina Toscana: Pieve Santo Stefano.

In autunno il pregiato tartufo bianco si può trovare nei ristoranti Sestinati e accompagnarlo con primi piatti locali caratterizzati, come tradizione vuole da pasta fatta in casa.

In alternativa il fratello minore del tartufo bianco: il nero estivo (o scorzone) e il marzuolo accompagnano degnamente i bei tagli di carne Chianina allevata in loco.

La storia di questa razza a Sestino è documentata anche da ritrovamenti di steli che raffigurano la sagoma con tanto di corna e iscrizioni che la "vogliono" a Sestino. Non per niente una tradizione italiana ha visto nei secoli le popolazioni abitanti in luoghi impervi di montagna (Appennino) scendere al mare con i capi di bestiame in cerca di fortuna, lavoro e sostentamento: la transumanza.

Gli esemplari bovini condotti al lungo pascolo erano di razza Chianina. Ogni anno a Fine Settembre a Ponte a Presale (località nei pressi di Sestino) si svolge la Mostra Nazionale degli Allevamenti Bovini di Razza Chianina allo Stato Semibrado. Produttori locali inoltre offrono la possibilità di acquistare direttamente formaggio, ricotta, insaccati, carne fresca, miele e prodotti genuini della terra.

La coltivazione dell’olivo si spinge a fatica fino all’altezza di Sestino ma i frutti ricavati non sono soggetti a larvatura della mosca o comunque rovinati garantendo così un olio di eccellente qualità.