Territorio

La Ciociaria

La Ciociaria come la vediamo oggi sembra discendere direttamente dall’area delle popolazioni latine e la cucina tradizionale ciociara riporta alla luce la tradizione assieme a un tocco di creatività.

Il luogo comune che vuole la cucina ciociara povera è quindi desueto.

La sua origine rurale è ricca e varia, come i tanti popoli che hanno abitato la Ciociaria.

Una tradizione alternativa quindi le cui tracce si trovano nei "quaderni della nonna" delle case borghesi e nobili, che ha tutti i diritti e i requisiti per essere considerata "ciociara" e "tipica".

Nella maggior parte dei casi si tratta, di ri-visitazioni di ricette considerate tradizionali.

Il nome "Ciociaria" sembra anche connesso indissolubilmente con un prodotto dell’artigianato locale mantenutosi "di nome e di fatto" nel tempo, ovvero i calzari in cuoio dalla punta rialzata e arricciata denominati appunto Ciocie.

Conoscere l’artigianato vuol dire apprezzare un territorio fino in fondo.
 

Oggetti quotidiani di un tempo oggi sono diventati curiosità artigianali, un’attrazione che non è solo turistica ma anche opera d’arte popolare.

Arpino è il paese che ancora produce le Ciocie artigianalmente, motivato dal "Gonfalone" che ogni anno, in agosto, le vuole calzate per la sfilata in costume ciociaro.

La cucina ciociara si basa sopratutto nelle paste fresche e nelle salse a base di pomodoro e carni.

Uno dei segreti di tali preparazioni consiste nella qualità degli insaccati e proprio delle carni: Il maiale ciociaro, gli agnelli dei pascoli ciociari, il pollo ruspante e via di seguito. Ci si riferisce, ovviamente per le paste, alle fettuccine "fini fini", comuni ad altre zone.

Inoltre si possono trovare squisiti maccheroncini di pasta all'uovo o vere e proprie rarità come i maccheroni ai ferri o i Paternostri, realizzati con l’utilizzo di utensili metallici.

Anche gli impasti di semplice acqua e farina si trovano in varietà cospicue, in dimensioni di sagne, patacche, sagne pelose (con farina integrale), strozzapreti, ammazzacavalli ed altri.

Numerose anche le variazioni del timballo alla ciociara, realizzato originariamente con lasagne di pasta all'uovo farcite a strati da sughi di carne e formaggio fresco. Non vanno trascurati i celebri piatti a base di agnello e di capretto, infornati o brodettati, anche a seconda del periodo dell’anno e della disponibilità delle bestie.

Particolarissime alcune ricette speziate come il Garofolato di Veroli o il cosciotto di capretto alla Ciociara, infornato con copiose erbe aromatiche.

A Cesane e dintorni si trovano i brasati al vino e salmì di lepri e di conigli.

Anagni: La città dei Papi

La città di Anagni è un antico centro medioevale sorto su uno sperone tufaceo dominante la valle del fiume Sacco. è una città con un dedalo di viuzze tipiche medievali e citata in varie opere anche di autori come Dante Alighieri.

Fu sede provvisoria di molti papi e diede i natali a ben 4 pontefici: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII.

Importante centro agricolo ed industriale, la città conserva ancora tutto il suo fascino antico.

L’episodio per il quale la città è nota è conosciuto come "Schiaffo di Anagni".

Secondo una tradizione, nella sala delle scacchiere, Papa Bonifacio VIII fu aggredito ed oltraggiato da emissari di Filippo IV, re di Francia, condotti da Guglielmo Di Nogarèt in risposta all’emanazione della bolla "Una Sanctam" con la quale il papa scomunicava il Re.

Era il sette settembre 1303. Nei giorni a seguire, il popolo di Anagni, levatosi in difesa del pontefice, mise in fuga gli autori dell’oltraggio.

Merlot e Cabernet (DOC) di Atina

L’Atina Doc comprende due vini rossi che vengono prodotti entro 10 comuni della provincia di Frosinone. Le sue origini sono piuttosto recenti. Intorno alla metà dell’Ottocento, un agronomo impiantò viti di Cabernet e di Merlot nel territorio del comune di Atina.

L’Atina DOC si abbina bene a primi piatti piuttosto strutturati, piatti corposi a base di carni sia bianche che rosse e anche a selvaggina da pelo; va servito a 18-20°C in calici bordolesi entro due anni dalla vendemmia.

La Valle di Comino è la "frontiera" del versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise ed è uno dei comprensori naturalisti più belli della regione.

Le colture e i prodotti della montagna raggiungono qui livelli di pregio.

San Donato (Val di Comino)

San Donato Val di Comino è certamente il più suggestivo della valle. La città contende ad Alvito l’identificazione con l’antica "Cominium" ( città sannitica rasa al suolo nel 293 a.C. e nel 291 a.C.), segno di quanto le vicende storiche di queste due cittadine siano spesso confuse ed intrecciate fra loro.

L’artigianato è ancora vivo, e particolarmente vivace è l’attività degli scalpellini . Oggi purtroppo quest’arte non è più attiva ma nel tempo si sono conservate le tracce, non solo a San Donato Val di Comino ma anche negli USA, precisamente a Quincey città del Massachusetts che fu ribattezzata "città del granito".

Il loro lavoro è sparso in numerose città americane, tra cui Washington con alcuni lavori presso la Casa Bianca.

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