Vini

Il Moscato di Scanzo DOC

Il Moscato di Scanzo viene prodotto nella maggior parte in vigneti a pergola su terreni estremamente poveri. Grappolo piccolo e spargolo che consente la massima areazione e soleggiamento.

Solitamente viene vendemmiato il mese di ottobre e i grappoli stesi su graticci in ambienti condizionati a temperatura inferiore ai quindici gradi e con umidità variabile. Per disciplinare dopo almeno venti giorni e comunque dopo un buon appassimento si procede alla sgranatura e pigiatura delle uve.

Il Moscato di Scanzo non tollera il legno, talchè l'invecchiamento avviene in contenitori di vetro o di acciaio e può essere commercializzato dopo il 1 novembre dei due anni successivi alla vendemmia.

Il Consorzio ha adottato quale contenitore identificativo e distintivo la bottiglia "Futura". Il Moscato di Scanzo può essere facilmente reperito presso enoteche, ristoranti e comunque presso i produttori associati al Consorzio

Il territorio

Il Comune di Scanzorosciate, tra i più vasti della Provincia di Bergamo, occupa quella parte collinare che, partendo dalla sponda sinistra del Serio, giunge fino ai contrafforti delle Prealpi Bergamasche, verso i Comuni di Cenate e Trescore Balneario.

Nella parte sud del Comune, la più soleggiata, viene coltivato il Moscato.

Con la crisi della viticoltura e della mezzadria negli anni cinquanta e sessanta la coltivazione del Moscato si era grandemente ridotta rischiando, addirittura, negli anni '70 l'estinzione.

Nel febbraio 1982, l'architetto Corrado Fumagalli, Presidente della Biblioteca di Scanzorosciate, insieme con altri appasionati, si propone di impedirne l'estinzione.

Nasce così l'Associazione dei Produttori del Moscato di Scanzo con sede nella stessa Biblioteca.

L'Associazione dei produttori, da una parte cercò di incentivare nuovamente la produzione, di migliorare il prodotto e, dall'altra, iniziò un lungo e travagliato iter per il riconoscimento della D.O.C..

Nel luglio del 1993 la Commissione Ministeriale per il riconoscimento della D.O.C., ritenendo insufficiente la superficie vitata e viste anche le opposizioni di alcuni produttori extra comune giunse ad un compromesso identificando il cosiddetto "Valcalepio Passito Moscato di ……" seguiva il nome dei quattro o cinque comuni di produzione.

Per il territorio di Scanzorosciate veniva riconosciuto un disciplinare più restrittivo e la zona autonoma. Venne pertanto a crearsi il "Valcalepio Passito Moscato di Scanzo".

La soluzione scontentò i produttori di Scanzorosciate che ebbero a trasformarsi nello stesso anno in Consorzio Tutela Moscato di Scanzo. Il Consorzio si pose come primo obiettivo il miglioramento del prodotto, una maggior omogeneità nelle operazioni di lavorazione, ripromettendosi, pur sempre, di giungere ad un riconoscimento autonomo rispetto al Valcalepio.

Molteplici iniziative presso il Ministero dell'Agricoltura portarono ad un primo riconoscimento con D.M. del 2000 che riconosceva al Consorzio i compiti di tutela sulla sottozona autonoma di Scanzorosciate e finalmente con D.M. del 2002 veniva riconosciuto il Moscato di Scanzo o Scanzo D.O.C.. Ad oggi presso il Ministero sono in itinere altre due procedure, tutte promosse dal Consorzio, sia per il cambiamento del nome del vitigno, affinché non vi sia più identificazione geografica, mentre l'altra procedura attiene la richiesta dei poteri sostitutivi a favore del Consorzio stesso.

Per quanto ci consta è uno dei vini più antichi d'Italia dato che se ne trovano tracce documentali fin dal 1372 in un carteggio del Vescovo feudatario della Tribulina di Scanzo e relativo a due mezzadri; si discorre della quantità di "moscadello" che i coloni dovevano fornire al feudatario. Scanzo guelfa, Rosciate ghibellina sovente le due roccaforti erano oggetto di assalti della fazione opposta e come ci riferiscono i documenti dell'epoca ambito trofeo erano botticelle di moscadello.

Il motto "historice antiquus", storicamente antico, di cui si fregia lo stemma del nostro Consorzio di tutela, illustra perfettamente i due concetti: è storicamente provata la produzione del Moscato, così come è provata l'antica epoca di coltivazione.

Il Moscato di Scanzo è un tipico vino da meditazione, colore rosso rubino carico, estremamente profumato con predominanza di frutti di bosco, marasche, che con l'invecchiamento tende ad assumere, in predominanza, il gusto di composta di frutta; in retrogusto sapori di incenso e di pietra focaia. Il Moscato di Scanzo nasce da un vitigno autoctono selezionato negli anni '70 dall'allora Ispettorato Agrario.

Storici locali fanno risalire la coltivazione della vite al periodo pre-romano, altri ritengono che furono proprio i romani ad introdurne la coltivazione nelle vocate zone collinari. Altri documenti storici ci confermano la particolare fortuna di questo vino passito nel '600 e nel '700.

Giacomo Quarenghi che aveva poderi in quel di Scanzorosciate ne portò alcune bottiglie in omaggio alla zarina Caterina di Russia, la quale ne fece grande apprezzamento. Nel '700 il Moscato di Scanzo veniva quotato alla Borsa di Londra per una ghinea d'oro alla botticella. Ancora oggi un'azienda locale è fornitrice della Real Casa di Inghilterra.