Artigianato

Montefiffi

La regione Emilia Romagna dal punto di vista socio-antropologico e anche cultural-gastronomico è divisa in Emilia coi suoi sapori più ricchi e ricercati che vanno dal mitico Culatello di Zibello alla mortadella Bologna, al Prosciutto di Parma, al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ai salami di Felino, finanche ai prodotti preparati come le varie paste ripiene: turt’len e Cap’let (da non confondersi mi raccomando: bolognesi i primi e reggiano-parmensi i secondi); e poi c’è la Romagna, più schietta e sincera, sempre collegata alla produzione di salumi di maiale ma che offre anche un migliaccio di Romagna (oggi camuffato per leggi sulla sicurezza alimentare), la Piada Romagnola e tutta una serie di salse antiche da usare in cucina già citate da un ricettario-Bibbia quale è la Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiar Bene di Pellegrino Artusi.

Si pensa alla Romagna e alla gioventù delle classi ’60-‘70 vengono in mente le spiaggie immense e affollate di Rimini, Riccione, Cesenatico, Cervia, Ravenna etc… o anche i parchi acquatici (già più propri delle classi ’70-’80) o i mega-parchi divertimenti che, tra un’attrazione e l’altra hanno pensato di rovinar gli stomaci con hamburger e gazzose scure piuttosto che investire su una piadina che ha rischiato di scomparire.

Ma la Romagna è anche e soprattutto quella offerta e promossa dai centri più interni come Sarsina, Montetiffi, Sogliano al Rubicone, Mercato Saraceno…

Oggi la Piada vera e propria è quella impastata in casa e cotta su testo di argilla – magari dei coniugi Camilletti di Villa Montetiffi che hanno scelto di investire tempo e denaro nella produzione e commercializzazione di testi di argilla – e non certo quella confezionata in cellophane e scaldata su piastra o ancor peggio in forno microonde.

Purtroppo nei chioschi della riviera Romagnola questa è l’immagine che viene data della Piada (o Pié) che quindi si sminuisce e diventa piadina: piatta come non mai, insipida e stoppacciosa qualunque sia l’ingrediente che vi si aggiunga.

La piada quindi dell’entroterra romagnolo, quando si riesca a trovarla, è morbida, friabile, farcita con erba (spinaci) e/o squaqueron.

Se proprio si vuol gustare con crema di nocciole o gianduia si consiglia di acquistarne un barattolo dalle aziende storiche piemontesi e prepararsela da soli…c’è più gusto!

Qualcuno ha accolto provocazioni come questa o inviti fatti in passato e ha iniziato a impastare in loco ma manca ancora la brace su cui appoggiare il testo e si continua a scaldarla con piastra rovente.

Si passano quindi in rassegna questi come altri prodotti locali dell’Altra Romagna, da annaffiare ovviamente col più sincero vino rosso frizzante locale: il Lambrusco.

Montetiffi

La frazione di Montetiffi è conosciuta per la fabbricazione delle teglie in argilla per la cottura della Piada. Si tratta di una tradizione antichissima di sui si hanno notizie documentate a partire dal sec. XVI; risale infatti all'anno 1527 un decreto emanato in Rimini, il quale cita espressamente "... vaxi de terra d'ogni vel qualità che tossino tracti e conducti da Montetiffi”.

Dai documenti rinvenuti risulta che, almeno dopo il 1860, i termini testo o tegghia venivano usati indifferentemente per indicare la teglia in argilla; la voce testo deriva dal latino testum che significa "coccio o frammento di terracotta".

Il procedimento per la lavorazione delle teglie è lungo e laborioso; è un'arte che si è tramandata da generazione in generazione nelle varie famiglie di tegliai di Ville Montetiffi (borgo a nord del fiume Uso). Le materie prime per la loro fabbricazione sono l'argilla di colore rosso (o anche blu) ed un sasso marmorizzato di calcite.

L'argilla, raccolta d'estate, viene seccata al sole, sminuzzata con un mazzuolo di legno ed infine macerata in mastelli per due o tre giorni. Il sasso di calcite viene cotto nello stesso forno delle teglie e tritato in una grossa ciotola; la polvere ricavata viene setacciata e miscelata con l'argilla.

L'impasto così ottenuto è pronto per essere foggiato su un tornio di legno azionato con i piedi; una volta che la teglia è stata modellata deve subire un periodo di stagionatura che può variare da 3/4 settimane a 7/8 a seconda della stagione.

L'ultima operazione è la cottura in forno a legna prima a fuoco lento poi ad una temperatura di 600/700 c°. Le teglie da loro prodotte presentano un timbro sull'orlo (vere teglie di Montetiffi) che ne certifica l'originalità e garantisce la fedeltà alla tradizione: identiche le materie prime e le tecniche di lavorazione.

Esistono formati diversi: più grandi per il camino e la stufa, più piccole per i fornelli a gas. Le teglie rappresentano uno dei prodotti più autentici dell'artigianato romagnolo e testimoniano la fedeltà e l'amore per la propria terra ed i suoi prodotti.

L'arte creativa dei tegliai

In Romagna c'è un pane soffice e sottile, caldo e profumato: è la piada. Questo alimento da sempre viene cotto su un piatto di terracotta che probabilmente anche gli antichi romani conoscevano: la teglia.

I segreti della creazione di una teglia sono stati per secoli gelosamente tramandati da padre in figlio; famiglie intere hanno trovato sostentamento da questa attività, che ha avuto come centro di produzione il borgo in pietra di Montetiffi.

Così si è andati fino agli inizi dagli anni novanta, quando Pierino Piscaglia e Leone Reali, gli ultimi due tegliai della Valle Uso, hanno chiuso bottega.

Tutto sembrava definitivamente perduto; un mestiere che era un'arte, che aveva il profumo della terra e la tenerezza di un quadretto di piada sembrava definitivamente perduto, lasciato tra le pieghe del tempo.

Poi è arrivato il caso forse il destino. I coniugi Camilletti-Reali, dopo una visita al parente Pierino, hanno deciso di ricominciare a realizzare teglie.

In particolare Rossella, con forza e ostinazione, ha ripreso a far girare il trespolo ed a trasformare, con le mani, con i piedi, con il cuore, una palla di terra in teglia.

Dentro di noi ci sono radici cosi profonde che non sappiamo dove arrivano; forse gli antenati di Rossella (tutti tegliai) hanno risvegliato in lei l'orgoglio di appartenere a generazioni di artigiani, che da sempre hanno manifestato amore e rispetto per il proprio tettitorio.

Le teglie che vengono prodotte presentano un timbro sul'orlo, che ne certifica l'assoluta originalità, vere "Teglie di Montetiffi" e che ne garantisce la fedeltà alla tradizione: identiche materie prime, la fabbricazione, la stagionatura, la cottura. Uguale nel tempo la magia, uguale nei secoli la poesia.

Vengono prodotte in diversi formati: più grandi per il camino o la stufa, più piccole per i fornelli a gas. Sono uno tra i prodotti più autentici dell'artigianato di Romagna; sono oggetto ornamentale, originale idea regalo per aziende e privati. Le teglie tornano a vivere ed a testimoniare un mestiere che raccoglie l'energia creativa che nasce dalla terra.