Territorio

Citerna

Citerna è un piccolo centro abitato situato su di una collina a 420 metri s.l.m. Qui si gode di una vista incantevole come se fossimo su una terrazza affacciata sull’Alta Valle del Tevere.

Da Sansepolcro (AR) a Città di Castello (PG) il territorio, solcato dal Tevere, dalle vie che risalgono la valle e circondato dalla catena appenninica che va dal monte della Verna fino a Monte Catria, sfoggia tutta la sua bellezza.

Il nome sembra derivare da CISTERNA per la conformazione del territorio e la ricchezza di acque e falde sotterranee che lo rendono particolarmente fertile.

Negli scritti antichi la "S" era scritta molto allungata e con un taglio a metà (più o meno "f "); è lecito quindi pensare che il nome tramandato da un’epoca all’altra abbia perduto quella lettera consegnando ai posteri il nome come oggi lo conosciamo.

Plinio il Giovane descriveva il paesaggio in una lettera ad Apollinare nella quale decantava la bellezza del paesaggio e la salubrità di queste terre che consentiva ai suoi abitanti una straordinaria longevità.

Di antiche origini etrusche il territorio di Citerna fu densamente popolato anche in età romana come è attestato dai ritrovamenti di fittili e monete avvenuti tra S. Fista e Pistrino. Nel periodo medievale fu aspramente contesa fra la ghibellina Arezzo e la guelfa Città di Castello.

Fino al 1200 fu feudo della potente famiglia dei Marchesi del Colle, e successivamente si mise sotto la protezione di Città di Castello.

Nel 1310 fu sottomessa dalla potente famiglia dei Tarlati di Pietramala e vi rimase sino al 1340, dopodiché, assieme a Città di Castello, richiese la protezione dei perugini.

Fu di nuovo governata dai Pietramala e poi dai Malatesta finché nel 1463 passò allo Stato Pontificio. Agli inizi del 1500, Citerna fu data in vicariato alla famiglia Vitelli di Città di Castello che, con alterne vicende, e dopo averla arricchita di monumenti e opere d’arte, la tenne fino alla fine del secolo.

Dopo che i Vitelli lasciarono il governo di Citerna questa fu assorbita nella vita monotona di tanti altri piccoli paesi dello Stato Pontificio.

Nel 1619 e nel 1630 si ebbero in Citerna due grandi pestilenze che provocarono numerose vittime e ridussero il territorio in estrema miseria.

Nel 1849 ospitò Garibaldi mentre si ritirava presso Ravenna e nel 1860, prima di tutte le città umbre, entrò a far parte del Regno d’Italia .

Nonostante la scomparsa delle due porte d’accesso al castello, l’orientale detta "Porta Romana" e l’occidentale "Porta Fiorentina ", nell’entrare in questa cittadina si ha come la sensazione di tornare indietro nel tempo.

Percorrendo la via centrale, l’attuale Corso Garibaldi, a fianco della chiesa di San Francesco, troviamo il Palazzo Municipale, un vecchio convento francescano, con un bel chiostro, nel quale si trova una grande cisterna.

Accanto alla residenza municipale si trova la casa che un tempo fu della famiglia Prosperi nella quale si può ammirare un bellissimo camino del XVI° secolo detto degli "Innamorati".

Poco più avanti un piccolo arco immette nel percorso di ronda degli interessanti camminamenti medievali che si snodano per buona parte del perimetro murato di Citerna.

La Chiesa di San Francesco fu costruita probabilmente su di un edificio precedente nel corso del 1500.

L’attuale facciata della chiesa è il risultato di vari rimaneggiamenti avutisi nel corso del tempo e ancora facilmente individuabili.

La sua stessa pianta a croce latina ha un andamento piuttosto irregolare.

Dotata di nove altari, sette dei quali quasi identici e fregiati di rilievi e mostre lignee cariche d’oro, essa si presenta come una sorta di chiesa museo soprattutto per le pregevoli opere d’arte conservate all’interno.

Proseguendo Corso Garibaldi sulla sinistra appare la facciata semplice e lineare della chiesa di S. Michele Arcangelo.
Sulla parte orientale di questo antico nucleo di Citerna, sovrastata dal bel campanile quadrato della chiesa di San Francesco, si apre la piazzetta del piccolo ma elegante Teatro Bontempelli , fatto costruire dalla famiglia Vitelli, ora debitamente ristrutturato e recuperato alla piena attività.

Il Cassero o Rocca, di origine longobarda (VII sec.), ricostruita nel XIV° secolo, costituiva il nucleo principale del paese medievale ed era l’antica residenza dei signori del luogo. Su di essa si erigeva la torre che aveva una vera e propria funzione di avvistamento, collocata, così come era, sulla sommità del colle.

Sono due le località più importanti del comune di Citerna: Pistrino e Fighille . Pistrino, conosciuta ancor oggi per la qualità dei salumi ivi confezionati, si trova nella piana altotiberina, ad est di Citerna, è un importante centro agricolo e artigianale.
Sono diciassette i dipinti posti nelle pareti della chiesa, fra quelli interamente conservati e quelli di cui rimangono solo dei frammenti; essi rappresentano un documento di primaria importanza dell’arte popolare umbra ascrivibili a varie scuole pittoriche della fine del 1400 ed i primi del ‘500.

A nord di Citerna si trova Fighille , l’altra frazione del comune il cui sottosuolo è ricco di una pregiata qualità d’argilla utilizzata per la produzione di ceramiche.

Da Fighille parte la strada che conduce all’antica chiesa di S. Maria di Petriolo risalente al 1200 circa.

Deteriorata nel corso dei secoli, sul luogo dove essa era edificata, sorge ora il santuario di S.Maria di Petriolo consacrato nel 1913. Recentemente è stata rinvenuta una terracotta nella chiesa di San Francesco a Citerna, raffigurante una Madonna con bambino. L’opera è stata attribuita a Donatello , uno dei grandi maestri del Rinascimento.

Gustare il territorio

I salumi di Pistrino precedentemente menzionati rappresentano un giacimento gastronomico di rilevante importanza nel territorio del Comune di Citerna.

Oltre ai salumi anche i pesci di fiume (del Tevere e dei suoi affluenti) legittimamente trovano posto nelle tavole di privati e di ristoranti; ma il re indiscusso che si raccoglie dalle terre boschive di tutta la Valtiberina (Umbra e Toscana), è ancora il Tartufo Bianco .

Il Vinsanto tra Umbria e Toscana

In quest’area è sempre attiva la produzione di Vinsanto. Da queste parti si usa produrlo amabile "come natura crea" secondo tradizioni centenarie che l’usanza umbro-toscana ha tramandato.

Il prodotto si presenta di colore paglierino - ambrato. Grazie all’appassimento dell’uva nelle "cappie" (cannicci) e invecchiamento di tre anni su piccoli caratelli tramandati di generazione in generazione il vinsanto sprigiona tutto il suo gusto amabile, pieno e fruttato. Si produce con uve: Malvasia, Canaiolo bianco, Grechetto e, volendo, Vernaccia.

Il nettare che ne risulta è da consumarsi per occasioni importanti. Nella tradizione, l’offerta del "bicchierino" di vinsanto si traduce come gesto di fiducia, cordialità, ospitalità e generosità verso l’ospite.

Trovandoci al confine fra due regioni il vinsanto locale si sposa bene con tozzetti umbri (equivalente dei cantucci toscani) o con formaggi semi-stagionati o erborinati, o con il classico dolce umbro delle feste detto: Torcolo.