Territorio

Campello sul Clitunno

Il Comune di Campello sul Clitunno si adagia su un territorio grandemente esteso. Non è accentrato in un insediamento urbano a sé stante ma è un insieme di piccoli centri abitati e castelli, sparsi in pianura o fra i boschi delle montagne, ognuno dei quali con la propria gente, la propria Chiesa, il proprio Santo da venerare, la propria cultura vecchia di secoli.

E’ una meta facilmente raggiungibile, sia dalla SS Flaminia che per ferrovia, per tutti coloro che desiderano vivere intensamente una pausa di riposo in armonia con la natura circostante ed essere al tempo stessi vicini ai più importanti centri di interesse storico e culturale della regione.

E’ il posto ideale per chi è sempre alla ricerca di luoghi autentici in cui trascorrere le vacanze o alcuni giorni di relax, lontano dalla routine e dal caos cittadino. Il colpo d’occhio per il turista è affascinante: tutta la pendice meridionale del Monte Serano, aperta a semicerchio, è costellata di piccole frazioni, su cui troneggiano i castelli di Campello Alto e di Pissignano, ed al cui piede sgorga limpida l’acqua delle Fonti del Clitunno

Qui le vene sorgive dell’omonimo fiume danno luogo ad un piccolo ed incantevole lago, attorniato da una lussureggiante vegetazione, che nell’antichità era già famosissimo.

Più a valle, a circa 1 km., si trova il Tempietto, capolavoro di architettura romanica, dedicato al dio Clitunno.

Molte sono le piccole chiese degne di nota, che conservano al loro interno opere e dipinti ineguagliabili ed antichissimi.

Tra le tante ricordiamo quella di S. Sebastiano, nei pressi delle Fonti ed affrescata da Giovanni di Pietro detto lo Spagna, quella di S. Lorenzo, a Lenano, con dipinti risalenti al XII secolo e quella di S. Donato, all’interno del Castello di Campello Alto, che conserva un pregevole altare ligneo barocco.

Carico di memorie archeologiche, storiche e culturali, il territorio di Campello, che si è conservato a misura d’uomo e dove le antiche tradizioni sono ancora ben vive e si rispecchiano nella qualità della vita, nella purezza e genuinità dei prodotti, nelle splendide tracce lasciate nel paesaggio dalla storia, dall’arte, dalla cultura, si propone al turista con l’ospitalità schietta della tradizione contadina offrendo un’accoglienza di buon livello.

Nell’area pedemontana compresa fra i 300 e i 600 mt slm circa 500 ha sono dedicati alla coltura dell’olivo.

Qui l’olio extra vergine d’Oliva che viene prodotto in percentuali fra le più altee dello "stivale" ha colore giallo oro con riflessi verdi media densità e intenso profumo, sapori bilanciati e leggermente fruttati (ricorda un po’ la mela verde o il carciofo).

Conservato in grandi orci di terracotta l’olio diviene protagonista ogni anno (a febbraio) della "festa dei frantoi", occasione ideale per degustare "l’ oro verde" sulla classica bruschetta o come condimento raffinato delle pietanze locali.

Fra queste compaiono frequenti le zuppe di cereali o legumi come il farro, la lenticchia, l’orzo, le fave e la cicerchia o il grano saraceno.

Oltre l’olio extra vergine di oliva, abbinato a pietanze in cui lo stesso spicchi maggiormente nel palato, la cucina locale è basata sui salumi, il pecorino locale, la pasta fatta in casa, le carni di maiale e l’agnello.

Nei giorni di vigilia è usanza cuocere baccalà arrostito, in umido o con l’uvetta. In quanto ai dolci, dopo la vigilia si usa preparare l’attorta, un dolce secco appunto attorcigliato e di origine longobarda e gli gnocchi dolci.

Per Carnevale oltre alle classiche frappe e castagnole è d’uso la Crescionda (dolce di origine medievale composto da pane raffermo, latte, miele, mele, oggi arrichita con cacao, zucchero e amaretti).

Per Pasqua sono d’uso le focacce e pizze di formaggio previa benedizione e il vino (anch’esso benedetto) è continuamente rabboccato per tutta la settimana di Pasqua.

In tempi remoti per Sant’Antonio si mangiavano i "purtugalli", arance e ciambelle all’anice. Le trote e le anguille del Clitunno infine sono prodotti ittici molto in uso nelle cucine locali.