Leonforte: la patria siciliana del gusto
Leonforte è un comune della provincia di Enna ed è situata tra i monti Erei a 600 metri s.l.m. e dista 22 km dal capoluogo. Si estende per 8.400 ettari ed ha una popolazione di 15.000 abitanti. Secondo alcuni storici in questi luoghi sorgeva l’antica città sicula di Tabas o Tavaca.
Durante il dominio Bizantino ed in seguito quello Arabo, poco lontano, fu edificato un castello, detto di Tavi , e si formò un casale nelle sue vicinanze; furono introdotti sistemi razionali per l’irrigazione delle colture e numerosi mulini sfruttavano l’energia idrica.
Con la conquista Normanna il feudo passò da un signorotto all’altro fino a quando, nel XV secolo, pervenne alla famiglia Branciforti.
Verso l’inizio del 1600, Nicolò Placido Branciforti pensò di sfruttare al massimo le potenzialità del fertile territorio, ricco di acque e di mulini, fondandovi una città che chiamò Leonforte in omaggio al blasone della sua casata (leone rampante che regge lo stendardo con i moncherini delle zampe ed il motto «in fortitudine bracchii tui»), facendo divenire il possedimento un principato nel 1622.
La città si ingrandì subito e oltre all’agricoltura si svilupparono attività artigianali in terracotta e concia delle pelli, produttive come la gualchiera di panni di feltro e nell’800 sorsero anche una filanda ed alcune miniere di zolfo. nel 1852 la città e le sue ricchezze vennero acquistate dai conti Li Destri di Bonsignore.
L'economia odierna è basata prevalentemente sul terziario, mentre quella agricola sulle colture del grano, dell’olivo, della fava larga e della pesca settembrina. Le attività commerciali, artigianali ed imprenditoriali portano ad un sempre maggiore sviluppo in realtà e settori di nuova espansione.
L'agricoltura riveste un ruolo molto importante nell’economia locale. Le colture maggiormente praticate sono il Frumento duro in rotazione con veccia e avena e la Fava tra le erbacee; l’Olivo, il Pesco e gli Agrumi tra le arboree.
Colture di pregio, che rendono famosa la Leonforte agricola agli occhi dei consumatori isolani e non solo di quelli, sono la Fava e il Pesco.
La Fava larga di Leonforte e la Pesca tardiva rappresentano infatti dei prodotti di eccellenti qualità organolettiche molto apprezzati e ricercati dal mercato.
Recentemente si sta cercando di valorizzare il grano duro e l’Olio extravergine di oliva, prodotti anche questi di notevoli caratteristiche qualitative.
Molto apprezzati sono anche i prodotti come carne, formaggio e ricotta.
La Pesca tardiva
La pesca tardiva di Leonforte è definita anche La Settembrina per il periodo di raccolta dopo maturazione sul ramo (insacchettata); viene coltivata a Leonforte e nei territori dei comuni limitrofi su una superficie di circa 200 Ha. L'estensione non eccessiva, contrariamente a quanto si possa pensare, è uno dei punti di forza della produzione. La caratteristica fondamentale che contraddistingue la peschicoltura a Leonforte è la pratica dell'insacchettamento sulla pianta dei singoli frutti, a partire dalla seconda metà di giugno.
Con questa pratica si evita di dover intervenire con prodotti antiparassitari in quanto il frutto è naturalmente protetto dentro il suo sacchetto di carta pergamenata che lo accompagnerà fino alla sua completa maturazione quando, raggiunto un livello superlativo di dolcezza potrà deliziare olfatto e gusto di amanti e curiosi. La pesca di Leonforte è ormai conosciuta e ricercata in tutta Italia.
Una testimonianza dell'apprezzamento ormai tributato alla pesca di Leonforte la si può concretamente avere dal successo che questa ha conseguito in occasione delle Fiere alle quali ha partecipato. Il Salone dei Sapori di Milano, la MediAL di Palermo, il Salone del Gusto di Torino, organizzato da Slow Food, sono le esperienze più recenti, e non le sole. Ogni anno, la prima domenica di ottobre, Leonforte celebra la Sagra della Pesca e dei prodotti tipici.
La Fava larga
La fava larga di Leonforte, conosciuta anche come fava turca, è coltivata attualmente a Leonforte e nei territori dei comuni limitrofi di Nissoria, Assoro, Enna e Calascibetta, su una superficie di circa 60 - 80 Ha.
E' una leguminosa caratterizzata dalla facilità di cottura, dal gusto particolare e dalla grossezza dei singoli semi. Viene utilizzata fresca che secca.
Viene coltivata su piccoli appezzamenti con un processo produttivo di altri tempi, manualmente e senza ausilio di prodotti chimici di sintesi.
Il prodotto fresco lo si ottiene già a fine marzo inizi di aprile; quello secco è pronto a metà luglio.
Con il prodotto fresco si prepara la frittedda, dal gusto incomparabile; le fave secche, oltre che bollite con aromi, vengono utilizzate per la praparazione del maccu.
Il prodotto fresco lo si ottiene già a fine marzo inizi di aprile; quello secco è pronto a metà luglio. La semina avviene di norma a novembre con la messa a dimora dei semi.
Alla emergenza delle piantine e fino alla raccolta vengono eseguite delle rincalzature con la zappa. A fine maggio avviene l'estirpazione delle singole piante, l'essicazione in campo e quindi il trasporto nell'aia e la trebbiatura.
In magazzino, successivamente, avviene la selezione. Tutto rigorosamente a mano. Nel luglio del 2000, su iniziativa dello Sportello Unico del Comune di Leonforte, è stato costituito un Comitato promotore al quale hanno aderito la società Cornsortile "Rocca di Cerere", la Provincia Regionale di Enna, la SOAT n. 48, i Comuni di Nissoria e di Assoro, le sezioni leonfortesi della Coldiretti, della Confagricoltura e della C.I.A.
Tra gli obiettivi che il Comitato si propone vi sono quelli per il monitoraggio del territorio, l'individuazione dell'ecotipo, la promozione del prodotto mediante la partecipazione a fiere nazionali e mercati (grande successo ha avuto la fava alle recenti fiere di Slow Food di Torino e MediAL di Palermo). Il tutto per arrivare a definire l'indicazione geografica protetta (I.G.P.).
E' inoltre allo studio un protocollo d'intesa tra la Provincia, il Comune di Leonforte, la Società Rocca di Cerere, la Sezione Operativa n.48 e l'Università di Catania per giungere ad iscrivere la fava di Leonforte al Registro delle Varieta'.
FAVE BOLLITE
E' usanza cucinare le fave secche con aromi vari. La sera prima si lasciano a bagno private della parte superiore della buccia; l'indomani si fanno cuocere a fuoco lento assieme a cardi selvatici, bietole, olive nere, sale e pepe. Si condiscono con olio extravergine di oliva. Ottime nelle fredde serate invernali perchè ben si "sposano" con il vino.
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