Territorio

La provincia di Lucca dai monti al mare

La provincia di Lucca comprende sia località di montagna, sempre senza perdere di vista le vette della catena delle Apuane, che luoghi di mare (Viareggio e Forte dei Marmi) dove già dal freddo mese di Febbraio ci si può recare per godersi lo storico Carnevale.

I luoghi

Una volta lasciata Lucca col suo magnifico Duomo, la cinta muraria e le passeggiate vale la pena allontanarsi dal centro storico per visitare la Strada del Vino Locale: Colline Lucchesi e Montecarlo.

Qui si consiglia una visita al Castello di Cerruglio, la Pieve romanica della Collegiata di Sant’Andrea e la stupenda Pieve di San Piero in Campo , il cui basamento risale addirittura all’846. Montecarlo se ne sta su un colle isolato con un centro storico ben conservato e ancora circondato da una fortezza quasi del tutto indenne dagli stravolgimenti dovuti a guerre o al semplice passare del tempo.

Da Montecarlo si arriva bene in bici alla Pieve di Santo Stefano e a Ponte a Moriano.

Da Montecarlo si arriva bene in bici alla Pieve di Santo Stefano e a Ponte a Moriano. Proseguendo verso Pescia si seguano le indicazioni per Collodi: a un km circa si giunge al bivio per Villa Garzoni e il famoso parco di Pinocchio.

La Villa di Collodi è stata costruita dai Marchesi Garzoni nel 1633 sopra i resti di un preesistente Castello (di Collodi appunto).

La fama della villa è data dalla bellezza del parco in cui è inserita, uno splendido giardino barocco tra i pochi rimasti pressoché immutati.

Ottaviano Diodati lo progettò e ne curò la nascita nel Seicento; è stato poi ultimato alla fine del Settecento.

Il giardino segue la pendenza della collina con giochi d’acqua, percorsi ricchi di grotte, piccoli edifici e statue in terracotta. A parte la villa il giardino è facilmente percorribile e visitabile.

Il parco di Pinocchio non ha mai voluto essere un parco di divertimenti come quello narrato nella nota fiaba (recentemente riproposta secondo Roberto Benigni) ma un ensemble di opere di grandi artisti che hanno dato la loro interpretazione di luoghi, personaggi e momenti della fiaba di Pinocchio.

Tutti i giorni dell’anno dalle 8,30 al tramonto il parco può essere visitato.

Le Ville

Villa Pascoli - La casa, costruita alla metà del '700 dalla famiglia Cardosi Carrara come villa di campagna, divenne abitazione di Giovanni Pascoli dal 1895 al 1912. L'edificio conserva la struttura, gli arredi, la disposizione degli spazi che aveva al momento della morte del poeta. Nello studio al piano primo piano sono conservati i sui libri, al piano terreno i sui manoscritti. Annessa alla villa sorge la cappella dove Pascoli è sepolto. Nel giardino, di struttura settecentesca, si trovano diversi alberi: cipressi, messi a dimora dallo stesso poeta, oltre a tassi, glicini, alberi da frutta e vitigni.

Villa Ada – nata su una struttura tardo rinascimentale di proprietà della famiglia lucchese De Nobili, fu completamente ristrutturata nell'Ottocento, da Sir Mac Bean console britannico a Livorno, e contemporaneamente vennero costruite le due alte torri esagonali che danno alla villa il suo caratteristico aspetto.

L'edificio è circondato da un grande parco di gusto romantico, arricchito da grotte artificiali in pietra calcarea, ringhiere in ferro battuto a forma di rami intrecciati, ed altri elementi di arredo tipici dell'epoca.

Un sentiero, che parte dal terrazzo posto nei pressi della villa, conduce ad un pergolato proseguendo verso una grotta artificiale. La villa, acquistata nel 1975 dal Comune di Bagni di Lucca, è stata adibita a stabilimento per le cure termali.

Villa Borbone delle Pianore – Il complesso della Villa è costituito da tre edifici di epoche diverse: la parte nord è stata costruita nel 1964, il corpo centrale alla fine del XVIII secolo, mentre la parte sud risale alla fine del XIX secolo.

Il corpo centrale, la parte più antica della villa, è un edificio di modeste dimensioni, frutto della ristrutturazione di un mulino.

Fu adibito a villa dalla duchessa di Lucca Maria Teresa di Savoia, moglie di Carlo Lodovico di Borbone.

Alla costruzione era annessa una cappella che subì diverse modifiche nel corso dell'Ottocento. Oggi si presenta con una curiosa facciata neo rinascimentale, realizzata mediante una struttura in legno dipinto con un portale con architrave, timpano e una lunetta intagliata che simula le ceramiche dei Della Robbia.

La struttura fu realizzata nel 1893, in occasione del matrimonio di una figlia del duca di Borbone. All'interno si trova un altare ligneo che proviene dalla cappella della villa della Rinchiostra dei Cybo Malaspina. La costruzione ottocentesca, posta a sud, è un imponente palazzo di tre piani che riprende alcuni temi architettonici rinascimentali.

Sono ben conservate le ricche decorazioni degli interni: soffitti a cassettoni, stucchi e marmi policromi. Il parco, opera dell'architetto paesaggista Dechamps, fu realizzato contemporaneamente all'edificio ottocentesco.

Questo è composto sia da specie autoctone che esotiche come era d'uso nella moda dell'epoca.

Villa Cenami Mansi - La villa, forse la più nota tra quelle lucchesi, fu acquistata nel 1599 dalla famiglia Cenami. L'attuale edificio, realizzato su tre piani con una bella loggia verso valle, ad aperture serliane, e coronato da una balaustra ornata da statue è il risultato di una serie di modifiche avvenute nel corso dei secoli. Nel 1634 la famiglia Cenami affidò all'architetto Muzio Oddi un primo progetto di ristrutturazione dell'edificio, che fu ripreso nella seconda metà del XVII secolo, quando la villa apparteneva ai Mansi, dall'abate Giovan Francesco Giusti che arricchì la facciata anche con i timpani spezzati e i busti sopra le finestre. Gli ultimi interventi, che riguardano prevalentemente la parte tergale, risalgono ai primi dell'Ottocento. Intorno alla fine del XVIII secolo, l'architetto Filippo Juvarra ebbe l'incarico da Ottavio Mansi di procedere al rifacimento del parco.

L'impianto rinascimentale fu sconvolto per lasciar posto ad un elaborato e sapiente gioco di effetti scenografici impostati sull'alternanza di prospettive incrociate e dilatate; i dislivelli furono sostituiti da dolci pendii, le acque furono diversamente canalizzate, si crearono nuovi giardini chiusi a parterre con siepi tagliate.

Il successivo e ultimo intervento, avvenuto nell'Ottocento, annullò quasi del tutto l'opera dell'architetto messinese, proponendo la moda corrente, introdotta da Elisa Baciocchi nella villa Reale di Marlia, del giardino all'inglese. Nel nuovo assetto del giardino, le uniche parti juvaresche, che rimasero, furono la peschiera, di estroso taglio mistilineo nei bordi balaustrati e la grotta rustica nota come "bagno di Diana".

Delle specie vegetali risalenti all'antico impianto secentesco si sono conservati fino ad oggi alcuni notevoli esemplari di querce e tassi, nonché alcuni tratti di siepi di alloro e bosso tagliate a formare "pareti vegetali" che originariamente facevano da corona ai giardini e da guida alle prospettive. L'essenze esotiche quali, l'albero del tulipano, il cedro dell'Atlante, l'abete rosso, la douglasia, introdotte nel XIX secolo, sono diventate oggi alberi maestosi che conferiscono un sapore romantico al vasto prato erboso lievemente in declivio di fronte alla resistenza.

Sul fianco ovest assai rilevante è la presenza di un camelieto. Un'esedra fa da sfondo alla statua della peschiera sul retro della villa. Sul fianco Est della residenza una nota spiccatamente esotica è data da un vialetto di palme e da un fitto bosco di bambù che ombreggia la grotta di gusto barocco dalla quale scaturisce l'acqua che scorre poi in forma di ruscello costeggiando le scuderie.

Villa Bottini o Buonvisi al giardino - La villa, costruita da Paolo Buonvisi nella seconda metà del XVI secolo, ha la forma di un parallelepipedo sormontato da una loggia belvedere. Posta sull'asse longitudinale del giardino dà origine a due spazi verdi di diversa dimensione.

La proprietà, di forma rettangolare, è recintata da un muro nel quale si aprono rinascimentali finestre inginocchiate e tre portali: due di questi sono posti in corrispondenza del viale trasversale del giardino più ampio, il terzo è il portale principale di accesso ed è posto sulla via Elisa.

Il primitivo impianto del giardino era costituito, nella parte più ampia, da quattro aiuole intersecate da due viali, come rappresentato in alcune carte storiche risalenti alla seconda metà del XVII secolo.

Nella parte terminale a nord, un elaborato portale introduceva, e introduce tutt'oggi, al ninfeo, un'area sistemata a prato ombreggiata da lecci, che accoglie una fontana addossata al muro di cinta. Il bel giardino conferì una specie di soprannome a quel ramo della famiglia che ne era proprietaria; infatti questo fu chiamata Buonvisi "al giardino".

Nella sistemazione ottocentesca le aiuole rettangolari vennero sostituite da un disegno sinuoso dei viali che dette origine ad una trama di aiuole molto articolata e di forma arrotondata. Attualmente la parte posteriore del giardino, dopo decenni di incuria, si presenta di nuovo divisa da viali ortogonali che si intersecano nel punto in cui si trova una vasca ottagonale e che danno origine a quattro aiuole rettangolari a prato. Queste hanno al centro piccole vasche circolari poste a filo del terreno e sono arricchite da tassi, ippocastani, magnolie, lecci, platani e cedri del Libano.

Un ampio viale divide il giardino prospiciente l'ingresso in due spazi verdi decorati da due fontane, circondate da magnolie e conifere. All'interno dell'edificio, al piano terra, si può ammirare la suggestiva decorazione affidata al ciclo di affreschi con scene mitologiche ed allegoriche che Ventura Salimbeni realizzò negli ultimi anni del XVI secolo. Nel piano seminterrato si trova, ben conservato, l'impianto dell'antica cucina e dei locali di servizio. La villa ha subito varie vicissitudini rimanendo anche per lungo tempo chiusa e abbandonata. Diventata di proprietà pubblica è stata restaurata e riaperta alle visite. Adesso è usata come ambiente di rappresentanza del Comune e sede dell'Ufficio Cultura.

La cucina

Nell’area Lucchese si ritrovano ancora antichi sapori mai dimenticati: le prime tracce della minestra garmugia si rintracciano nel 1600.

Uno scrittore, Mario Tobino, ne fa risalire le origini a alle abitudini alimentari dei borghesi più abbienti che impiegavano questa ricetta data dalla commistione di verdure e carne come ricostituente per coloro che si dovevano riprendere da lunghi periodi di malattia.

Alla vigilia di Natale è usanza servire i cavoli acciugati preparati con cavolo nero saltato in padella con aglio, strutto e acciuga. Numerose sono anche le torte salate, con i carciofi, le cipolle o le patate.

Il piatto del giorno festivo è invece dato dai tordelli, pasta ripiena di carni miste e bietola condita sempre con ragù saporito.

Una ricetta molto legata al territorio è quella che abbina le trote a bietole saltate in padella con aglio, prezzemolo e pomodoro.

Il dolce per antonomasia della terra lucchese è il buccellato, fatto con pasta di pane, burro e zucchero, arricchita di uvetta e semi di anice.

I prodotti tipici locali

Il Fagiolo di Sorana (IGP)
L'Olio Extravergine di Oliva Lucca (prossima DOP)
L'Olio Extravergine di Oliva Toscano (IGP)
Il Prosciutto Toscano (DOP)
IL Pecorino Toscano (DOP)

La produzione vitivinicola

I vini delle colline Lucchesi e di Montecarlo hanno remote origini. Gli etruschi, i romani e, nel Medioevo i monaci, migliorarono ed incrementarono la produzione del vino. L’antico nome di Montecarlo era Vivinaria o Vivinaia, e deriva dall’antica via Vinaria che fino all’epoca romana attraversava tutta la collina di Montecarlo da oriente a occidente e che congiungeva la via Cassia presso Buggiano con la via Romea presso Altopascio.

Il Montecarlo Bianco prevede: Trebbiano Toscano al 40-60%; Semillon, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Sauvignon, Roussanne e Fermentino per un altro 40-60% con almeno tre vitigni presenti nella proporzione del 10%. Montecarlo Rosso Sangiovese al 50-75% Canaiolo al 5-15%, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, soli o unitamente, 10-15%; possono concorrere altre uve bianche fino ad un max del 20%.

Il bianco è ottimo per accompagnare piatti più delicati, il rosso, specie se riserva, per quelli più saporiti o cacciagione o carni rosse.
  • Colline Lucchesi Rosso : Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo con aggiunta del 5% al max di Aleatico e Moscato.
  • Colline Lucchesi Bianco : Trebbiano Toscano, Greco, Grechetto, Vermentino Bianco e Malvasia del Chianti, Chardonnay e Sauvignon.
Il rosso è perfetto con il ragù di coniglio, i fegatelli di maiale e il cacciucco alla viareggina. Il bianco si abbina agli antipasti di Mare e alle verdure.