Territorio

Le Crete Senesi

Inoltrandosi nell’area delle "Crete", le morbide e talvolta brulle e scoperte colline nell’aperta campagna dell’entroterra senese, si ha come la sensazione, specialmente se le si visitano in differenti periodi dell’anno, che vi sia un meccanismo che le muove da sotto senza vederne gli ingranaggi; per gli animi più sensibili, abbandonandosi a un’immaginazione Pulciana, è come se vi fosse un gigante, un essere abominevole ma buono che rende vario il panorama, colorandolo, riempiendolo di colture o lasciandolo brullo, mostrando la sua barba o i suoi occhi azzurri come laghetti in mezzo al nulla. Ma questo "gigante" ha molto da offrire.

La sinuosità delle (non sempre) "verdi colline" spazia tra l’Arbia e l’Asso toccando i 5 comuni a sud di Siena: Rapolano Terme, Asciano, Monteroni d’Arbia, San Giovanni d’Asso e Buonconvento.

Prima di passare in rassegna le peculiarità di ogni singolo comune sopra menzionato, sì da voler dare un senso logico ad un quadro immaginario dipinto in "terra-di-siena", è utile capire perché si definiscono"crete" le terre di questi comuni.
È quasi palese che ci si riferisce alla consistenza fisica e alla costituzione chimica e geologica del terreno, quasi prezioso un po’ ovunque nella zona, ma rinomato e quotato quando ci si spinge verso l’ascetica Buonconvento (a ridosso dei colli di Montalcino col suo"Brunello", o di Montepulciano col suo vitigno autoctono - prugnolo gentile - che dà vita a un sublime "Nobile" come ad un semplice ma non meno degno di nota"Rosso"), o verso Asciano e Rapolano, col bianco travertino e i rilassanti bagni termali, o verso San Giovanni d’Asso con la sua festa del Tartufo; ma vediamo nello specifico cosa si calpesta e da cosa si è circondati quando ci si inoltra in queste zone.

"Crete" è una parola dialettale, di diffusione toscana, sinonimo di argilla. L’uso di "Crete" per indicare la regione a sud-est di Siena si diffuse nel corso del XIX secolo in seguito allo sviluppo delle scienze naturali e delle loro analisi dei lineamenti geomorfologici.

Questo territorio fu coperto dal mare pliocenico in un periodo che va da 4,5 a 2,5 milioni di anni fa. La composizione argillosa dei terreni è data dai sedimenti composti di argille e sabbie di questo bacino marino. "Biancane" è invece un termine coniato nel 1914 per indicare i rilievi cupoliformi tipici delle Crete. Sì tratta di cupolette denudate e prive di vegetazione, alte pochi metri e rigate da innumerevoli e minutissimi solchi, composte da materiale argilloso dal tipico colore biancastro. Le biancane si succedevano su ampie estensioni prendendo la forma di tanti dossi rotondeggianti. Nel corso degli anni ‘80 la presenza di "biancane" è stata drasticamente ridotta a causa dell’uso di macchine agricole. Il livellamento della morfologia mammellonare delle Crete e l’asportazione dei monticelli argillosi delle "biancane" hanno modificato la fisionomia del paesaggio.

I "Calanchi" sono profonde cicatrici franose nei versanti esposti a sud prodotte dall’azione degradatrice delle acque pluviali. La costituzione argillosa e il carattere impermeabile del suolo fa sì che l’acqua piovana scorra rapidamente, generando una morfologia di vallecole incise da profondi solchi, il cui continuo assottigliamento rende instabile l’intero versante provocando lente ma inesorabili frane.

Calanchi e biancane sono dovuti allo stesso processo di dilavamento del suolo: nel primo caso però la morfologia si sviluppa in elevazione mentre nel secondo in depressione.
L’argilla che compone le colline delle Crete fu descritta e denominata dalla geologia del XIX secolo prendendo in prestito una parola d’origine popolare: "mattaione".

Conosciuto il territorio da un punto di vista morfologico, andiamo a conoscere i singoli comuni per sapere cosa offrono al turista a livello di attrazioni, eventi legati all’enogastronomia e all’arte in tutte le sue forme.

Buonconvento e la sua storia

Il nome deriva dal latino Bonus Conventus (= comunità felice, fortunata). Il nome è indice di buona adunanza di persone che qui si stabilirono, richiamate dalla fertilità della terra e dai vantaggi che a loro potevano provenire dalla prossimità dei due fiumi Arbia e Ombrone, ma soprattutto dalla stretta vicinanza al guado del fiume su una strada importante, la via Francigena o Romea. Qui i viandanti interrompevano il loro viaggio per alloggiare e rifocillarsi, usufruendo dei servizi dei modesti artigiani locali, oppure per acquistare i prodotti e i frutti della terra.

Situato a 25 km a sud di Siena, Buonconvento, inserito già nella Val d’Arbia, sembra far risalire la sua origine al XII secolo, collocandosi sulla via Francigena come agglomerato di modeste abitazioni di lavoratori della terra, di piccoli commercianti ed artigiani.
Al 1191 risale il primo documento storico in cui si cita Bonus Conventus; al tempo, Filippo Augusto re di Francia, di ritorno dalla terza crociata in Terra Santa, percorrendo la stessa via Francigena ricorda di aver sostato nel maniero di Bon-Couvent. Ben presto il luogo finì sotto l’egida di Sien,a che l’allora piccolo paese riforniva di prodotti della terra.
Tutto attorno, i nobili di Siena dimoravano le case coloniche e occupavano la fertile terra facendola lavorare ai braccianti del paese sotto contratto mezzadrile. Ma Buonconvento col passare del tempo finì per subire le conseguenze di una guerra tra senesi e fiorentini e passò un lungo periodo di crisi e devastazioni. Il paese fu dotato allora alla fine del 1300 di una spessa cinta muraria e di una fortificazione oggi ancora in piedi.

Nel 1385, dopo che Siena ebbe ordinato agli abitanti dei comuni vicini di andare a vivere dentro le mura di Buonconvento, fu costruito all’interno delle stesse un palazzo podestarile con la torre civica; così, nei primi anni del ‘400, Buonconvento comprese 32 proprietà podestarili tra cui Monterongriffoli, Lucignano d’Arbia, Corsano, Monteroni d’Arbia, Serravalle e Bibbiano.

Nel 1480 i Governatori senesi concessero a questa terra il privilegio della cittadinanza senese ma dopo varie vicissitudini, quando Siena decadde nel 1559, Buonconvento passò sotto l’egemonia dei Medici entrando a far parte del Granducato di Toscana, rimanendo con la sua podesteria il centro più importante della Val d’Arbia.
Dopo un lungo periodo di tranquillità arrivò Napoleone Bonaparte con le sue truppe ad occupare il paese, che fu suddiviso in due porzioni: una rimase con lo stesso nome, l’altra andò a formare il comune di Monteroni d’Arbia.

Nel 1313 tre nobili senesi, Bernardo Tolomei, Patrizio Patrizi e Ambrogio Piccolomini si dettero a vita eremitica nella desolata regione di Acona, vicino a Buonconvento, e nel 1344 Clemente VI formalizzò e regolarizzò tale movimento con l’istituzione canonica della Congregazione di Santa Maria di Monteoliveto.

Imitati subito da altri che trasformarono le grotte di tufo in una piccola Tebaide, i fondatori chiesero provvedimenti.

Giovanni XXII da Avignone allora comandò al vescovo ordinario di Arezzo Guido Tarlati (nella cui diocesi era inserita Acona) di inquisire il gruppo e di procedere secondo le disposizioni canoniche.

Nel 1319 gli eremiti convennero ad Arezzo dove il Tarlati dette loro la carta di fondazione che autorizzava l’erezione del monastero di Monteoliveto, con ordinamento benedettino e votato a Santa Maria.

A Clemente VI fu di nuovo richiesta dall’abate Bernardo un’approvazione formale per la costituzione del monastero dopo che il protettore aretino Tarlati ricevette una scomunica, per paura che tutto potesse decadere.

Nel 1344 il papa emise l’approvazione e nel 1352 ne rinnovò le norme. A ciò seguì il recupero della regolare osservanza di altri Monasteri del territorio italiano come Montecassino nel 1369 e San Miniato al Monte a Firenze.

L’Abbazia di San Galgano è inserita nella verdeggiante Val di Merse - collegata alle Crete Senesi per mezzo della nota via Francigena o Romea, percorsa dai pellegrini che qui erano soliti fermarsi - ed è uno dei più importanti complessi monastici di tutta l’area senese, un significativo esempio dello stile gotico-cistercense italiano.

La chiesa, su pianta a croce latina con abside orientale e con facciata in travertino e mattoni, fu iniziata alla fine della prima decade del XIII secolo e rimase incompiuta fino al 1288. Raggiunse l’apice del successo nel corso del XIII e XIV secolo, ma decadde nel XV. Nel 1786, dopo le volte e le torri campanarie, l’intera costruzione crollò.

I monaci si dispersero a fronte della dissoluzione degli ordini religiosi e alla fine del XIX secolo l’Abbazia di San Galgano fu dichiarata monumento nazionale.

Sulla vetta del colle soprastante rimane la primordiale cappella di San Galgano, che conserva la Spada nella Roccia (quella in mostra è una copia) che ben conosciamo grazie a leggende tramandate e poi rese celebri dal lungometraggio di Walt Disney; secondo la leggenda fu incastrata nella roccia dal cavaliere Galgano, di passaggio dalla Crociata in Terra Santa, come segno della sua rinuncia alla vita mondana.

Costruita dopo la sua morte, la chiesa fu consacrata nel 1185 e conserva preziosi affreschi del Lorenzetti.

Monteroni D’Arbia

Lungo la via Cassia, a sud di Siena, si incontra il borgo di Monteroni, appunto sviluppato ai lati della strada che lo attraversa. L’architettura urbana è segnata dal medievale Mulino che si incontra poco prima dell’antica Pieve.

Il centro divenne comune autonomosolo nel 1810, a seguito della divisione da Buonconvento. Importante per i dipinti della"Madonna col Bambino" e del"Martirio di Santa Caterina d’Alessandria" del pittore seicentesco senese Dionisio Burbarini è la chiesa votata ai Santi Giusto e Donato. Ora sono custoditi nella nuova chiesa in cemento armato costruita negli anni ‘70.

Nel luogo in cui originariamente risiedeva la chiesa con facciata a capanna ancora romanica c’è una sala per conferenze che non ha più tracce del precedente edificio a causa anche di un crollo della struttura in epoca moderna.

San Giovanni d'Asso

L’origine di questo paese ha il suo fulcro nell’antico castello, costituito da tre costruzioni in laterizi la più antica delle quali ha chiari riferimenti romanici. Nel 1151 apparteneva al conte Paltonieri di Forteguerro sotto l’autorità del Comune di Siena, poi passò agli Ardengheschi di Civitella.

Nel 1256 il Castello fu acquistato da Orlando Buonsignori e agli inizi del ‘300 ne presero possesso i Salimbeni, quindi i nobili Petroni, i Martinozzi e infine i Pannilini.

Verso la metà del ‘400 la Repubblica Senese assunse il totale controllo diretto di San Giovanni d’Asso. Per due settimane nel mese di novembre il borgo di San Giovanni d’Asso è sede della Mostra del Tartufo.

I"gioielli", di varia pezzatura, vengono esposti nei sotterranei del castello: la loro quotazione viene decisa da una borsa locale che tiene conto del raccolto, variabile ad ogni stagione.

Le degustazioni dei piatti, preparati con la collaborazione di famosi chef ed esaltati dalla presenza del prezioso"tubero", vengono abbinate con assaggi dialtri prodotti tipici locali: pecorini freschi e stagionati, salumi vari, il tutto innaffiato da ottimi vini bianchi e rossi senesi.

Tali degustazioni si possono effettuare negli appositi stand gastronomici e artigianali, ma anche nei tipici ristoranti della zona.

Il tartufo bianco delle Crete, che per anni è stato esportato nel più completo anonimato, vanta attualmente un proprio marchio e 40 ettari di tartufaie, che vengono tenute sotto controllo tramite una banca dati e inserite nel piano regolatore del comune.

Rapolano Terme

Lo dice il nome stesso: Rapolano sorge su frequenti e diffuse sorgenti di acqua sulfurico-ferruginosa meglio conosciuta come acqua termale (dal greco thermos = calore).

Ma ai romani era nota la località poiché erano soliti venire qui a rilassarsi e addirittura concludere affari, magari con personalità provenienti da colonie dell’Impero Romano fuori dall’Italia.

Rapolano è inserita appieno nella zona delle Crete, poco oltre il confine meridionale del Chianti, zona a cui è legata attraverso il fiume Berardenga, e poco più a nord della Val di Chiana e della Val d’Orcia; il paese è assiso su un rilievo nel mezzo della valle del fiume Ombrone, a soli 30 km da Siena.

È circondato dagli ormai ben noti colli delle Crete, sfruttati da centinaia di anni dai Senesi come terreno per coltivazioni a maggese. Fu per questa predisposizione naturale che i senesi istituirono le Grance (fabbricati con funzione di magazzino e granaio - derivazione francese).

Nel Medioevo, queste costruzioni erano di carattere rurale e situati nella proprietà di abbazie per la custodia dei prodotti agricoli. Originariamente le grance senesi riuniscono questi caratteri: dipendono dall’Ospedale di S. Maria della Scala di Siena e si compongono di fabbricati destinati ad accogliere le raccolte di un’estesa proprietà. Ma in terra di Siena esse aggiungono qualcosa di più specifico: sono dotate di importanti strutture fortificate.

Esse sorgono insomma sia per permettere la conservazione dei prodotti agricoli sia per vegliare a loro difesa contro le minacce militari. Apparati difensivi delle grance sono le torri, i granai e le mura.

Col tempo la destinazione dell’una o l’altra parte delle strutture difensive muta. All’interno del piccolo agglomerato rimane sempre un cortile, luogo di accesso comune ai/dai locali circostanti con funzioni agricole ed alle abitazioni.

Il paese di Serre di Rapolano, in alto sul colle (distinto da Rapolano Terme, che rimane in basso attorno appunto agli stabilimenti termali di S. Giovanni e dell’Antica Querciolaia) è un esempio"vivente" di ciò che erano le Grance. In estate il paese si"spegne" e dà vita ad una rievocazione storica con abitanti in costumi medievali, mercati per le strade del paese e torce accese appese alle mura di cinta e sulle pareti esterne delle case.

Un gabelliere attende i visitatori e propone lo scambio di moneta moderna con monete antiche (o quasi).
Curioso e divertente al tempo stesso è bere alle fonti del paese: avete mai bevuto acqua leggermente effervescente senza doverne stappare una bottiglia?

Il Travertino - una "pietra miliare" italiana

Rapolano Terme, Le Serre e i dintorni offrono alla vista degli abitanti come degli avventori, un panorama costituito sì per la maggior parte da calanchi, mattaione, crete e biancane, ma anche da fortificazioni naturali bianche e venate, su pozze azzurre opache: sono queste le cave di travertino. In Italia ed in molti paesi all’estero (quasi in tutto il mondo) si fa largo uso di questo marmo povero. Si pensi solo all’utilizzo per le vie di comunicazione.

Dal tempo del Sacro Romano Impero, infatti, questa bianca pietra calcarea era utilizzata (e lo è tutt’oggi) per costruire i bordi dei marciapiedi e contornare aree (isole pedonali o aiuole) lungo le strade e anche per segnare i chilometraggi su pietra ai bordi delle vie di comunicazione (le famose pietre miliari, che sono state sostituite alla fine degli anni ‘80 da moderni cartelli di segnaletica verticale).

Ma il travertino è utilizzato da sempre anche per l’arredamento e ogni tipologia, ogni colore naturale, ogni motivo (dato dalle venature naturali della pietra) ha un suo utilizzo (pietra di sostegno di tavoli, piani di cottura, piani lavabo, pareti, pavimenti, oggetti di decoro e soprammobili, addirittura piatti, bicchieri e altro per servizi da cucina ecc.); il travertino di Rapolano e dintorni è più utilizzato per le pavimentazioni.

Non meno importante è stato l’uso che se ne è fatto nel corso dei secoli a fini artistici (chiese, fonti battesimali, altari, statue, facciate di palazzi signorili ecc.).

Asciano

Il "Giudicato" del 714 dà la prima testimonianza documentata di Asciano. Asciano è prima in ordine di tempo tra le antiche podesterie dello Stato Senese, già residenza, assieme a Montecalvoli, Monte Sante Marie e Chiusure, di un Vicario del Podestà di Siena. Al tempo degli Etruschi e dei Romani viene chiamata Axianum (dal VII secolo a.C.).

Significative per una ricostruzione dalle origini precristiane di Asciano sono le documentazioni rilevate dai reperti della necropoli di Poggio Pinci e del Tumulo del Molinello.

In epoca Longobarda (568 - 774 d.C.) Asciano divenne una curtis regia. Nel Giudicato sono registrate le 19 chiese battesimali oggetto di contesa, fin dall’VIII secolo, tra Siena e Arezzo (S. Vito in Versuris, S. Giovanni in Ranfia e S. Polito in Sessiano).

Con l’avvento dei Comuni autonomi le condizioni sociali presero a mutare insieme all’economia e alla politica. L’autorità dei Cacciaconti, proprietari da sempre del Feudo d’Asciano, subì un profondo declino. Si arrivò, con buona pace della Repubblica di Siena, al passaggio di Asciano dalla proprietà Aretina a quella Senese.

Tra i personaggi illustri che ebbero natali in quest’area vi fu Il Beccafumi, celebre scultore e pittore del comunello di Cortine e battezzato nella cappella di Leonina nel 1487: delle sue opere s’adornano le cattedrali di Siena e di Pisa e numerosi palazzi e chiese senesi. Nel 1465 il comune di Asciano si reggeva con propri statuti.

Il 1555, ultimo anno di libertà della Repubblica di Siena, segnò il passaggio di Asciano ai Medici di Firenze. Il comune rimase intatto fino, poi, al passaggio ai Lorena.

Dopo secoli che videro Asciano passare da centro della produzione agricola senese a ponte viario verso regioni più floride si pensò di ripristinare vie di comunicazione e ponti; l’11 Settembre del 1859 la cittadina fu raggiunta dalla ferrovia.
Nel 1860 la Toscana fu annessa al Regno d’Italia. Oggi Asciano conta più di 6000 abitanti.
 

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