Territorio

Le Valli di Comacchio e l'anguilla IGP

Le anguille dal Mar dei Sargassi vengono misteriosamente attratte verso le Valli di Comacchio, dove arrivano nel tardo inverno o a primavera, dopo un viaggio che può durare anni.

Nelle acque salmastre lagunari, le anguille compiono il loro processo di metamorfosi ed accumulano il grasso necessario per ripercorrere, a distanza di quasi quindici anni, il lungo viaggio attraverso l’oceano che le riporterà, per l’ultima volta, al mare per riprodursi.

Le anguille a cui non viene permesso di intraprendere il viaggio di accoppiamento non sviluppano adeguatamente gli organi sessuali e si trasformano in capitoni, particolari per dimensioni e sapore.

La ciclica migrazione dell’anguilla argentata di Comacchio, ripetuta nei millenni, è stata attentamente osservata dagli uomini delle Valli che hanno inventato trappole di straordinaria semplicità ed efficacia per imbrigliarle e catturarle proprio nel momento in cui hanno raggiunto la maturità e hanno carni più saporite.

L’elegante freccia del lavoriero in canna e pali infissi al fondo ha connotato il paesaggio vallivo sin dal Seicento, sostituita solo in tempi recenti da manufatti in cemento e rete metallica che conservano tuttavia forme e labirinti del modello originale.

La storia sociale delle Valli di Comacchio vede l’anguilla protagonista indiscussa dell’economia della popolazione e della sua cultura.

L’antico villaggio di pescatori, costruito su alcune isolette al centro della laguna, era infatti sprovvisto di tutto, anche dell’acqua dolce, che doveva essere trasportata dalla terraferma.

L’isolamento millenario di Comacchio fu alleviato solo intorno alla metà dell’Ottocento, quando fu costruita la strada carrozzabile che la collegava a Ostellato.

Le leggi vigenti fino a quell’epoca impedivano agli indigeni, così come al "vicinato" di pescare e sfruttare commercialmente la loro ricchezza, costringendoli al "furto" e al contrabbando, per cercare di sfuggire ad una profonda miseria.

Il solo possesso di strumenti da pesca era un reato punito con il carcere. La storia delle Valli è la storia dei vallanti e dei pescatori di frodo, i fiocinini, che avevano fatto del furto di pesce un mestiere lecito e necessario, da insegnare e tramandare.

Braccati dalle guardie, questi "lavoravano" la notte, scivolando sull’acqua a bordo delle caratteristiche barche lagunari, nascosti dalle nebbie, della pioggia scrosciante, del gelo.

Come per il maiale altrove, dell’anguilla a Comacchio (e dintorni) non si butta via nulla… Persino il grasso che colava durante la cottura veniva raccolto per l’illuminazione o, mescolato all’olio, per friggere il pesce. Con la pelle, debitamente essiccata, si facevano i lacci da scarpa.

Le teste e le code venivano consumate dai fiocinini o donate dai vallanti ai poveri; le trippe d’anguilla in umido erano considerate una prelibatezza da chi non poteva permettersi altro; non si gettavano nemmeno le lische, consumate fritte e croccanti.

La marinatura dell’anguilla, eseguita prima artigianalmente e poi a livello semi-industriale, consentiva e consente di conservare la prelibata e preziosa Regina delle Valli per tutto l’anno e di distribuirla in tutto il mondo.

Durante la pesca autunnale – da ottobre a dicembre – il fulcro di tutte le fasi di questa operazione era la "sala del fuoco", suggestivo e singolare palcoscenico del celebre film diretto da Mario Soldati, "La donna del fiume", interpretato da una giovanissima Sophia Loren.

Le anguille appena pescate venivano selezionate e suddivise per peso e dimensioni (ogni fase dell’evoluzione è ancora identificato da un nome) , tagliate a pezzi (i morelli) e infilzate in lunghi spiedi sospesi ad un girarrosto multiplo posto davanti ad enormi camini.

A cottura ultimata, sfilate dagli spiedi e disposte in barili con una speciale salamoia, erano pronte per la distribuzione.

L’anguilla marinata, lavorata e conservata con tecnologie moderne, è ancora oggi la più tipica delle specialità di Comacchio. Per un comacchiese rappresenta da sempre un bellissimo dono.

Il Territorio

Valli di Comacchio Le Valli di Comacchio "stazione" centrale del Parco del Delta del Po dell’Emilia –Romagna, dopo le grandi bonifiche operate tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo scorso, fino alle più recenti realizzate intorno al 1960, conservano specchi d’acqua con un’estensione complessiva di oltre 13.000 ettari.

La valle attraversata da dossi e inframmezzata da argini presenta la vegetazione alofila tipica dell’ambiente salmastro, fra le cui specie spiccano salicornia veneta e limonio.

Dall’acqua si sino sviluppate importanti attività tradizionali come l’allevamento e la pesca di specie ittiche, fra cui primeggia l’anguilla.

La Salina di Comacchio, posta nell'angolo nord-est delle Valli, è stata ricavata nell'antica foce del Po di Eridano che fluiva a nord delle attuali estensioni vallive, rappresenta un altro biotopo di grande valore naturalistico.

Le Valli sono il regno di gabbiani e sterne, ben 9 specie vi nidificano regolarmente, e molte altre rarissime specie hanno eletto il comprensorio lagunare quale habitat ideale per riprodursi (spatola, fenicottero, avocetta, cavaliere d’Italia, pernice di mare), svernare o trovare accoglienza durante il passo migratorio.

Le attività antropiche hanno lasciato importanti segni connessi alla pesca e alla vita di una civiltà legata all’elemento liquido.

Casoni di valle e stazioni di pesca sono disseminati lungo le direttrici del bacino vallivo.

Attualmente è possibile seguire un itinerario storico – naturalistico (in barca o a piedi) attraverso la visita ai casoni restaurati partendo da Stazione Foce.

Casone Foce

A pochi chilometri da Comacchio si può visitare la Stazione di pesca Foce con il suo Museo delle Valli e fra le acque il noto "lavoriero" utilizzato per la cattura delle anguille. Di qui partono suggestivi itinerari per scoprire le valli.

La salina

Di oltre 600 ettari, situati alle spalle di Lido degli Estensi, la salina conserva un impianto realizzato in epoca napoleonica.

Canali specchi d’acqua per un’eccellenza naturalistica di estremo interesse nella quale il Parco del Delta del Po dell’Emilia – Romagna sta realizzando opere di ripristino ambientale per riprodurre il sale a fini divulgativo didattici e consentire una fruizione ambientale adeguata.

Argine Agosta

E’ un antico tracciato di epoca romana che attraversa le Valli: l’Argine Agosta permetteva il collegamento fra Ravenna e Adria.

Di grande suggestione paesaggistica la strada si sviluppa in fregio al bacino vallivo.

Oasi Fossa di porto

E’ situata a ridosso dell’Argine Agosta, al limite nord ovest delle Valli di Comacchio: qui nidifica il Cavaliere d’Italia.

Argine Reno

Percorribile a piedi o in bicicletta, l’argine costeggia il limite meridionale delle Valli e si pone a confine fra il fiume Reno e lo specchio vallivo.

Lo splendido paesaggio include la penisola di Boscoforte e una straordinaria varietà di uccelli che qui sostano o si riproducono.

Vene di Bellocchio

Tra la statale Romea e il mare, sulle province di Ferrara e Ravenna, sono situate le Vene, classificate e tutelate come Riserva Naturale.

Spina

Gli Etruschi, sul delta, avevano costruito la fiorente città di Spina, accanto alla ricchissima necropoli portata alla luce con una campagna di scavi negli anni ‘60 (i meravigliosi reperti dei corredi funerari sono oggi visibili nella splendida collezione conservata nel Museo Archeologico di Ferrara).

I resti del vasto insediamento greco etrusco vennero alla luce a partire dagli inizi del Novecento, in seguito alla bonifica delle Valli Trebba, Pega e Mezzano.

La città di Spina, sorta intorno al VI secolo a.C. fu un importante centro commerciale fra l’Adriatico e l’entroterra padano.

Vallette di Ostellato

Zona umida superstite delle antiche valli del mezzano. L’Oasi di Protezione Faunistica si estende per circa 200 ettari fra canali navigabili e circondariali.

Nel sito naturalistico sono censite 150 specie di uccelli, fra questi Martin pescatore, il Germano reale, la Folaga, il Cavaliere d’Italia, il Falco di palude.

Tipiche anche le specie vegetazionali: la Cannuccia di palude, il Giglio di palude, la ninfea bianca recentemente introdotta.

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